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La storia
Fu fondata nel 1176 e completata nel 1348 dagli Umiliati, un ordine religioso formato da monaci, monache e laici che, attorno all'attuale chiesa, conducevano vita di preghiera e di lavoro, in particolare fabbricando panni di lana e coltivando i campi con sistemi di lavorazione assolutamente innovativi. Dopo la soppressione degli Umiliati ad opera di Carlo Borromeo, l'abbazia passò ai Benedettini Olivetani, successivamente soppressi dal governo austriaco e costretti ad abbandonare l'abbazia.
XX secolo
Nel 1940 il cardinale Ildefonso Schuster, dopo anni di abbandono, ha offerto l'abbazia a una comunità di religiose guidata da Margherita Marchi, separatasi dalla congregazione delle Benedettine di Priscilla. Il monastero sui iuris delle benedettine di Viboldone fu canonicamente eretto il 1º maggio 1941: le monache si dedicano alla produzione di confetture e, dal 1945, svolgono un'importante attività di editoria religiosa e teologica, oltre agli impegni di natura più strettamente monastica.
Nel 1965 Paolo VI ordinò che vi fosse trasferito l'abate di Montserrat, Aureli Maria Escare, per sottrarlo alla persecuzione franchista[1].
Per molti anni, cappellano della comunità delle benedettine è stato Luisito Bianchi (1927-2012).
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Organo a canne
L'organo dell'Abbazia è stato costruito nel 2004 dall'organaro Giovanni Pradella. Lo strumento, interamente a trasmissione meccanica, è dotato di due tastiere e di una pedaliera di 27 note.
I registri riportati con l'indicazione Registri in comune possono essere inseriti indifferentemente su una delle due tastiere, in base alle scelte dell'esecutore. Questa duplicità dei registri su ogni manuale permette numerosissime possibilità di combinazioni e sfumature di colore avendo a disposizione un numero limitato di registri. Nonostante le sue piccole dimensioni, lo strumento garantisce un adeguato supporto per una seria attività didattica e concertistica, senza trascurare gli aspetti concernenti l'impiego liturgico. La particolare versatilità dello strumento è dovuta ad un sistema meccanico che permette l'inserimento di una parte dei registri indifferentemente su una delle due tastiere in base alle scelte dell'esecutore.
Affreschi
La chiesa accoglie numerosi e celebri affreschi, opere di Scuola giottesca. Nella parete frontale del tiburio è raffigurata, al centro, la Madonna in Maestà e Santi, direttamente datata al 1349. Sulla parete che la fronteggia è campito il Giudizio Universale di Giusto de' Menabuoi, che potrebbe risalire ad anni subito precedenti il 1370 (per quanto alcuni studiosi propendano per una data vicina al 1350); al suo centro, avvolto nella mandorla iridescente, la figura dolcissima del Cristo; alla sua destra stanno i "benedetti", con il volto proteso verso il Giudice, e alla sinistra i "dannati" su cui giganteggia la figura di Satana intento a divorare la preda. Sulla metà superiore della parete, due angeli sono intenti ad arrotolare il tempo della storia, facendo intravedere alle spalle la Gerusalemme celeste.
Sala della Musica
Al primo piano della palazzina che fiancheggia la chiesa, si affaccia sul piazzale, con due finestre, la Sala della Musica, singolare testimonianza iconografica degli strumenti musicali in uso a Milano tra la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento. Gli affreschi in essa conservati rendono l'immagine di un portico, dove lesene scanalate ripartiscono dodici finestre che contengono ogni sorta di strumenti musicali a monocromo di terra rossa con ombreggiature nere e ombre di color ocra su fondo bianco. Gli strumenti, dipinti a grandezza reale, sono disposti a coppie incrociate secondo uno schema a trofeo che evidenzia la centralità dell'immagine, la simmetria e l'assenza di gravità tipica delle grottesche.
Nulla o quasi resta dell'antico monastero.
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05.55 - Mattutino 07.10 - Lodi 10.15 - Celebrazione dell’Eucaristia 12.15 - Ora sesta 16,45 - Lectio prefestiva settimanale 17.30 - Vespro |
05.20 - Mattutino 07.10 - Lodi 08.00 - Celebrazione dell’Eucaristia 12.15 - Ora sesta 18.00 - Vespro |
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