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Spiritualità monastica
La Comunità benedettina dei ss. Pietro e Paolo in Viboldone insediandosi nell’Abbazia dedicata alle "Due Colonne", raccoglie pure le vestigia del movimento religioso degli Umiliati, nato nel sec. XI nell’onda dell’evangelismo dell’epoca, che costruì l'originario complesso monastico.
Le comunità degli Umiliati, coeve nell'origine e per certi versi affini a quelle dei Cistercensi, accanto alla preghiera comune e alla predicazione del Vangelo, inizialmente adottarono un lavoro artigianale prevalentemente agricolo e tessile: l'arte della tintura della lana.
Soppressi gi Umiliati, a fine XVI secolo furono chiamati gli Olvetani. Ma dalla fine del '700 l'abbazia rimase in uno stato di abbandono. Dal 1941, a calendimaggio, in piena guerra mondiale, la comunità monastica femminile è sopravvenuta, riportando la celebrazione delle lodi di Dio sotto le antiche volte dell’abbazia.
Guidate da Madre Maria Margherita Marchi 35 suore, tutte giovani, provenienti in particolare dalle comunità di Montefiolo e dalle catacombe di Santa Priscilla in Roma, decisero - sostenute dalla S. Sede - di dar vita a una nuova realtà, di tipo monastico. A seguire i loro primi passi fu, insieme ai Benedettini di S. Girolamo, un giovane monaco benedettino spagnolo esule per la guerra civile, Aureli Maria Escarrè, futuro abate di Monserrat.
La comunità nascente era ispirata dal desiderio di ritrovare una forma di vita che riflettesse con fedeltà più perspicua le origini monastiche. Origini che – soprattutto per il monachesimo femminile - erano andate nel corso dei secoli mescolandosi con elementi devozionali e sovrastrutture legate a culture ormai sorpassate. Tutte le sorelle condividevano l’ideale della vita contemplativa, ma erano fermamente intenzionate a vivere del lavoro delle loro mani, e a maturare la loro vita monastica in una certa autonomia da tutele clericali, attingendo alle sorgenti bibliche, patristiche, liturgiche della spiritualità cristiana; a coltivare uno stile di convivenza ospitale. Fu Madre Margherita Marchi ad avere la grande intuizione che i tempi ecclesiali chiedevano un monachesimo femminile nuovo. C'era già sentore di rinnovamento nell'aria, presentimento del movimento monastico "preconciliare".
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Il lavoro fa parte della spiritualità benedettina, in quanto il lavoro monastico non ha solo il senso di sostenere economicamente i membri della comunità e i poveri, ma è anche il luogo generativo di relazioni alternative tra i membri della comunità.
Il ritmo di una giornata è semplice, e solo apparentemente ripetitivo. Levata alle 4.55 del mattino. Venti minuti in coro si celebra l'Ufficio delle letture (mattutino). Segue poi un’ora di lectio divina, e quindi la preghiera delle Lodi che precede la celebrazione dell’Eucaristia. Dopo la Messa, colazione e riordino degli ambienti. Alle 9.30 inizia il lavoro comune, che prosegue fino a mezzogiorno. Alle ore 12.15, la preghiera dell’Ora Sesta. Quindi il pranzo seguito da riposo e tempo di respiro. Sono a disposizione in una sala comune i quotidiani e riviste di attualità religiosa e umana in genere. Il mistero dell’Incarnazione si riflette, infatti, anche in questo aspetto della fede che interroga e si lascia interrogare dalla storia. Nella prospettiva del primato dell'ascolto, tipicamente monastico leggere il giornale è preliminare significativo alla lectio divina. Prosegue la giornata con il lavoro 14,30 fino alle 17, quindi - dopo un'ora di lectio divina, il Vespro alle 18. Lectio divina fino alla cena, alle ore 19.30. Con un momento comunitario di ricreazione e comunicazione, la giornata si conclude con la Compieta alle 20, 45. Dopo di che inizia il silenzio e riposo della notte.
Volendo sintetizzare in breve lo stile maturato dalla Comunità monastica a contatto con il territorio di Viboldone - borgo immerso nel parco agricolo Sud Milano, ai margini della grande città metropolitana -, si potrebbe tratteggiarlo così: un'espressione di monachesimo cristiano, sul solco aperto da San Benedetto da Norcia, in semplicità e attenzione ai tempi. Ai margini della grande città, nasce dalla ricerca di essere luogo comunitario di pace in cui il Signore Dio è adorato, ascoltato attraverso la lettura delle Scritture, servito in legami ospitali e nella condivisione della preghiera.
La ricerca della comunità è continuamente fondata sulla fede che la potenza dell’Evangelo che ci raduna è più forte e vitale delle umane infedeltà. Condividere preghiera: cosa significa? Pregare insieme facendoci carico di leggere insieme eventi e situazioni alla luce di quello che la Parola delle Scritture ci rivela essere la via di Dio con gli uomini.
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05.55 - Mattutino 07.10 - Lodi 10.15 - Celebrazione dell’Eucaristia 12.15 - Ora sesta 16,45 - Lectio prefestiva settimanale 17.30 - Vespro |
05.20 - Mattutino 07.10 - Lodi 08.00 - Celebrazione dell’Eucaristia 12.15 - Ora sesta 18.00 - Vespro |
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